mercoledì 18 aprile 2018

Spiritualità e Religione



Quante volte mi chiedono di chiarire la differenza tra spiritualità e religione! Io insisto col dire che si può essere spirituali senza necessariamente rifarsi ad un credo religioso o aderire a un culto. Anzi, dico che chi è religioso non può essere spirituale e viceversa. Sono termini opposti, in fin dei conti, se si vuole essere rigorosi e coerenti, del tutto incompatibili. Non si può essere spiritualmente religiosi né religiosamente spirituali: sono due termini inconciliabili. È un po’ come dirsi cristiani cattolici: è una contraddizione in termini! Se sei cristiano non potrai mai essere cattolico e viceversa! A meno che non ci si voglia abbandonare alle abitudini lessicali, senza capire veramente cosa si sta dicendo: senza studiare, approfondire, riflettere.

Spiritualità e religione sono due cose diverse. Inconciliabili!

Pensiamoci un attimo. Primo di tutto la spiritualità è naturale, mentre la religione (tutte le religioni) è artificiale. La spiritualità è interiore, mentre la religione è esteriore. La prima è esistenziale, la seconda è dogmatica. La spiritualità è individuale, la religione è sociale. La spiritualità è creativa, la religione restrittiva, decisamente repressiva. La prima è etica, la seconda è morale. La spiritualità ha a che fare con la libertà, mentre la religione è sottomissione, imposizione. 

La spiritualità ama parlare di gioia, la religione ama enfatizzare la sofferenza. La prima parla di realizzazione, la seconda annuncia la salvezza: due concetti molto diversi. La spiritualità è eros, la religione è pathos. La spiritualità è conoscenza, la religione è fede. La prima tende alla consapevolezza, la seconda all’obbedienza. La spiritualità è responsabilità personale, la religione è delega. La prima è umanista, la seconda p teocratica. Spiritualità è autodeterminazione, mentre la religione è istituzionalizzata, intermediata. 

La spiritualità è immanentista e trascendentalista, mentre la religione insegna l’esistenza di un Dio personale del tutto trascendente e distaccato dalla sua creazione e dall’uomo. La spiritualità enfatizza il femminile, mentre la religione è solitamente patriarcale, direi maschilista. La spiritualità tende ad essere non-dualista, mentre la religione è molto più spesso dualista. La spiritualità afferma, la religione nega. La prima è meritocratica e si fonda sull’esercizio del libero arbitrio, la seconda è teocratica/aristocratica o falsamente democratica e sottrae l’arbitrio all’uomo per sottometterlo ai piani di un Dio. La spiritualità è spesso magica, tantrica, meditativa ed evolutiva e non confligge con la scienza, mentre la religione è liturgica, mitologica, devozionale e non di rado si oppone alla scienza. La prima è olistica, la seconda è, nonostante le apparenze, profondamente materialistica. La spiritualità insegna il coraggio, la religione insegna la paura. 

La spiritualità è deista, mentre la religione è teologica o teista. La prima produce gnosi e volontà di scoperta, la seconda produce agnosticismo e indifferenza, fatalismo. Secondo la spiritualità “Dio” può considerarsi come un principio (logos), impersonale, interiore e trascendentale, immanente e trascendente. 

Per la religione, in linea generale, Dio è un’entità personale onnipotente e del tutto trascendente; comunque inarrivabile. Per la spiritualità l’Umanità è Coscienza in divenire: espressione superiore dell’esistenza/vita che si fa divina e trascendente nell’imperitura e incessante affermazione divina di ogni individuo. Per la religione l’Umanità è per lo più creatura sottomessa: espressione peccatrice e decaduta, meritevole di sofferenza a meno che non si redima obbedente ai capricciosi voleri di un Dio e della sua Chiesa e relativa élite sacerdotale. 

La spiritualità si fonda sul sentire, che è già esperienza, e quindi sulla ricerca che conduce a consapevolezza. La religione esige il credere: incondizionato, assoluto, senza appello. La spiritualità emerge dall’esperienza: la religione la precede e la intercetta. La spiritualità insegna a credere o a dubitare di se stessi: esorta alla ricerca interiore, profonda, attiva. E’ farsi delle domande. La religione nega questa ricerca e impone le sue riposte. La spiritualità è trasgressiva e anticonformista: la religione insegna il conformismo ed educa all’ipocrisia.

Vedete? Dal mio punto di vista (ben inteso!) come si può essere, dunque, religiosi e spirituali senza incorrere in quelle che io ritengo come inevitabili radicali contraddizioni?