sabato 26 novembre 2016

Medium: un delirio “spirituale”



Un nostro caro viene a mancare. Magari persino improvvisamente, inaspettatamente. Il dolore, lo sconforto, l’incredulità. La perdita. Il vuoto incolmabile. Inutili, sebbene graditi e di qualche aiuto, le belle parole di circostanza e di conforto, gli abbracci, i gesti d’affetto, la consolazione di amici, famigliari, del prete. Ma, in fondo, niente può lenire questo dolore. Nel tempo si incontrano persone, taluni ci consigliano di andare avanti, rifarci una vita, pensare al futuro, tenere a mente i bei ricordi. Altri ancora ci suggeriscono il conforto della preghiera, della religione, di Dio. Già… Dio, quello stesso Dio che ha permesso tutto questo, che permette la sofferenza, la morte. Mille domande. La morte… Sorella morte. Ma ci sarà qualcosa dopo? Ci sarà davvero un’altra vita? Il mio caro scomparso c’è ancora da qualche parte? Mi vede? Mi sente? È davvero lassù? Vogliamo crederlo. Vogliamo saperlo. Dobbiamo saperlo. Lo riabbracceremo? Lo rivedremo?

Ed ecco che di fronte a noi si aprono strade insperate: abbiamo bisogno di conforto, abbiamo bisogno di credere, abbiamo bisogno di colmare questo vuoto, non possiamo accettare che questo sia davvero accaduto. Rivogliamo il nostro caro. A tutti i costi. Vogliamo rivederlo, parlargli, dirgli quella cosa che non abbiamo fatto in tempo a dirgli. E se magari anche lui avesse qualcosa da dirci? Qualche sospeso? Prenderla con filosofia non ci basta. Non ci bastano le parole del parroco, né quelle dello psicologo: ci offendiamo, anzi, se qualcuno ce lo consiglia. Non vogliamo sentire ragioni, non ci interessa, in fondo, sapere la verità e inoltrarci in un cammino spirituale, no. Ci interessa solo sapere quello che vogliamo sapere: sentirci dire quello che vogliamo sentire. Non solo! Vogliamo certezze, vogliamo credere che sia possibile l’impossibile: rivogliamo il nostro caro e vogliamo convincerci definitivamente che lui c’è, esiste ancora da qualche parte, che noi stessi alla nostra morte ci saremo, che non sarà tutto finito, che ci rivedremo. Che possiamo rivederci ora. E me lo voglio sentir dire da lui! Io voglio lui. Ascoltarlo ancora, sentirlo, avere segni inconfutabili. Qualcuno ci dia segni inconfutabili! Noi, al centro dei nostri bisogni, non vediamo altro: non ci interessa la verità, ma la verità più bella. Non ci interessa sapere che dobbiamo noi ricominciare a vivere e lasciare che lui, il nostro caro, faccia il suo viaggio sereno, no! Deve stare qui con noi. E noi con lui. Non possiamo tradirci altrimenti. Vogliamo solo sapere che c’è. E che starà con noi sempre. Adesso. E vogliamo sapere finalmente che l’aldilà esiste. 

Ed ecco che, prima o poi, il triste, inquietante, morboso miraggio si presenta. Il “medium”. Più spesso la “medium”. Così come quando cerchiamo un “guru” (e il vero guru è sempre quello che più ci fa godere della beatitudine con uno schiocco di dita, che ci coccola (anche trattandoci male, perchè a noi piace!) e ci dà le prove che è tutto vero, sempre attraverso esperienze – siano esse banali o raffinatissime - riferite comunque al nostro io goloso e ai nostri bisogni, perché alla fine, tristemente, si misura tutto e sempre con quel metro), lei, la medium, ci dà le certezze di cui abbiamo bisogno. Il nostro caro defunto è qui con noi! Non solo: lei ci fa parlare con lui. Ci inoltra i suoi messaggi. È vero! È vero! “Solo lui sapeva quella cosa, solo io e lui sapevamo e lei me lo ha detto! Lei mi manda i suoi messaggi!”. Non solo suoi, anche di altri, di altri nostri amici e parenti, perché no? La porta è aperta. Avanti! Avanti! Siamo tutti qui! Finalmente lo sappiamo! Ci parliamo! E la medium, santa donna, così brava, così convinta e convincente, accondiscendente, che ci dona (molto più spesso vende) felicità e sicurezza. Sarà la nostra guida spirituale, l’unica che ascolteremo, ogni mese, ma no, ogni settimana, tutti i giorni! E parleremo con i nostri amati morti che ci diranno cose stupende e amorevoli. Ci rimprovereranno anche, ci guideranno. E staremo con loro, e loro con noi. E con la medium, nostra benefattrice. E avremo così scoperto la verità: quella che ci piaceva tanto, che tanto abbiamo cercato. Sperimenteremo il soprannaturale per davvero. Sperimenteremo… con l’aiuto dei nostri cari che ci solleveranno da ogni pena, da ogni paura e ci daranno risposte, quelle di cui abbiamo bisogno. Noi. Nient’altro importa. Ci siamo solo noi, i nostri bisogni, i nostri problemi esistenziali e spirituali che vogliamo risolvere a modo nostro, come ci piace a noi. Non vogliamo sentire altro, non ci interessa altro. Ci dicono che dobbiamo superare il lutto? No, non senza di loro. Che dobbiamo lasciarli andare, in fondo forse anche loro avranno il loro viaggio? Ve lo abbiamo già detto: non ci interessa. Noi li pretendiamo qui, adesso, per sempre. Ne abbiamo il diritto perché soffriamo. E guai a chi metta in dubbio che l’aldilà esista e che sia esattamente questo, o che i nostri cari continuino a vivere esattamente come a noi ci piace che sia.

Con loro, con i loro messaggi e segni, sapremo come stanno le cose, avremo le certezze che ci servivano. Ci sarebbe bastato il loro ricordo? Meditare sui valori che ci hanno insegnato? Riflettere quindi sulla vita, sull’aldiqua più che sulla morte e sull’aldilà? Tenere ai nostri cari vivi di più e meglio, ringraziando e lasciando andare i nostri cari morti di cui conserveremo il sereno ricordo? No, non ci sarebbe bastato. Il nostro famelico ego vuole sentirsi vittorioso sulla morte, vuole vincere il mistero, vuole che loro stiano con noi e che ci parlino, che ci dicano, che ci convincano. Che ci amino sempre: loro! Non il ricordo, non ce ne facciamo niente del ricordo né di riflettere, né di crescere nella vita e nella fede. Il nostro ego, che tanto soffre e tanto ha bisogno, non ammette limiti, non conosce confini, andremo dalla medium più potente e convincente: qui e ora parleremo con loro, li tratterremo a nostro piacimento, li interrogheremo. Li ameremo e saremo da loro amati adesso, a tutti i costi. E dovranno essi risponderci, rimanere a disposizione, perché ci vogliono bene. Dovranno stare lì, nella nostra gabbia d’amore, proteggerci, ascoltarci, parlarci attraverso la medium, così brava, così illuminata. Grazie! Grazie!

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