martedì 22 novembre 2016

Essere Iniziati



Recentemente più di una persona mi chiede: “Carlo, ma tu sei un Iniziato? La tua è una Scuola Iniziatica?”.

Cosa significa essere un “iniziato”? Cos’è l’iniziazione? In passato si usava molto questo termine, nell’ambito di culti e religioni, vie spirituali e scuole esoteriche, oggi in certi ambienti lo si usa ancora, spesso a sproposito, con ostentazione, talvolta millantando, non di rado esibendo (ed esibendosi in) curiosi titoli iniziatici.

Io non sono un iniziato. Ho esplorato quel mondo, sì ho anche ricevuto “iniziazioni”. Ho rinunciato a tutto questo.

Credo che l’unica iniziazione sia quella a se stessi. Credo che dobbiamo essere iniziati a noi stessi, in noi stessi. Da noi stessi. L’iniziazione – seppur rappresentata anche in forme simboliche, solenni e psicodrammatiche – è sempre stata quello e solo quello: la formalizzazione di una trasmissione che è sensata e reale solo in quanto il proprio percorso e il proprio impegno, quindi i propri conseguimenti interiori, sono autentici. Come sarebbe possibile altrimenti? A quali Miti, Dèi e Misteri votarci se non a noi stessi? Di quale vita e verità essere testimoni e sacerdoti se non della nostra vita, della nostra verità?

Cercate l’iniziazione al vostro mistero, alla vostra vita interiore. Chi è un iniziato? E’ colui che riceve conferimenti spirituali? Da chi? Da un guru? Da Dio? Dagli Alieni? Da un Ordine Tradizionale? Di cosa? Di chi? Ma, anche fosse, per questioni formali e tradizionali, non è forse tale becero esibizionismo il tradimento più grave ai valori di una trasmissione spirituale sacra e solenne? Non dovrebbe essere forse un evento privato, interiore, silenzioso? No, siamo alla fiera delle vanità! Il vero iniziato non è colui che esibisce medaglie bensì colui che in cuor suo consacra consapevolmente e con tutta la sua volontà la propria intera vita alla conoscenza di se stesso, alla conoscenza delle cose, alla ricerca del senso di tutto, all’amore come più alto valore, al perseguimento incondizionato del bene, della giustizia e della verità ad ogni costo. Non cerca il potere bensì studia, ricerca, scopre, discute e ridiscute, rinnova, riscopre, sperimenta, esperisce e vive in saggezza, in pienezza, al di là dei suoi personalismi, del suo egocentrismo, della sua convenienza individualistica, per proiettarsi in un disegno più grande. Ecco l’iniziato, se proprio vogliamo usare questa parola che per me sa così di stantìo, di formale, di vuoto. L’iniziato, questo iniziato, è una persona responsabile. Autentica. Indipendente, se mai interdipendente, ma mai dipendente da così piatte vanità.

Tutti coloro che si dicono “iniziati” a questo o a quell’altro trovano un espediente misterioso, auto incensante, rassicurante e quindi attraente per convincere se stessi e gli altri della loro incomunicabile quanto indiscutibile superiorità, lasciata intendere dietro l’immancabile sbandieramento del “io sono un iniziato”. In verità si ingannano e vengono ingannati e, tra l’altro, sono legati mani e piedi, devono rendere conto, non possono spaziare, non possono rinnovarsi, schiavi del loro bisogno di sentirsi qualcuno. Perché caricarsi di questo peso? Perché pagare un prezzo così alto per colmare il proprio bisogno di considerazione, la propria carenza di autostima, il proprio fallimento esistenziale?

Lasciate stare le iniziazioni, non cercate nulla di tutto questo. Nessuno può darvi o togliervi nulla che non sia o che sia già dentro di voi. Frequentate un insegnamento? Bene, bravi. Ricevete magari un’abilitazione, un permesso ad insegnare quanto voi stessi avete appreso? Un’investitura? Un ruolo? Conseguite una provata conoscenza e capacità? Bene, e dunque? Chi fa l’idraulico può dirsi “iniziato ai misteri dell’acqua”? Chi riceve la tessera Premium è un “iniziato” ai misteri dei programmi esclusivi di Sky? Suvvia… Non fregiatevi di ridicole lauree spirituali, non sottomettete la vostra intelligenza alla devozione a guru, scuole, dottrine e dogmi che vi incatenano, prima affascinandovi, poi impaurendovi e infine lusingandovi con la vanità di cui all’ego tanto piace bearsi. Non riducetevi a questo, per poi diventare così noiosi e arroganti. Ma guardate dove siete! Come state messi! Quanto vanità, quanta violenza… quanta povertà, quanta pochezza!

No, non sono un iniziato. Non conferisco iniziazioni. E rido quando sento evocare queste vuote insegne. Avete bisogno di fascino, di affascinarvi e di affascinare. Poveri voi. Ma siate voi stessi una buona volta: siate sereni, semplici e andate al sodo, nello studio, nella vostra pratica, nella meditazione, nell’amore per la conoscenza, ma soprattutto nella saggezza che vi rende davvero iniziati alla vita, ma non ai vostri occhi: agli occhi di coloro che ameranno la vostra serenità, la vostra umiltà, la vostra amorevolezza soprattutto, al lato della vostra sapienza non ostentata ma portata davvero con e per amore. Senza insegne. Senza bisogno di nient’altro.

Così la penso. Così mi regolo.

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