giovedì 13 ottobre 2016

La Spiritualità Sconveniente


Spesso mi si chiede che cosa intendo per spiritualità “vera”, oppure con ricerca interiore “vera”. Le persone vogliono un percorso “vero”. Molte possono essere le riflessioni a questo proposito, oppure pochissime, oppure è un sentire che non usa parole, ma adesso vorrei rispondere in questo modo: la spiritualità è vera quando non ha alcun senso, o meglio, quando va contro il nostro attuale ordinario “senso comune”. Quando si oppone al senso più evidente delle cose e della vita. Più nel dettaglio: quando si disallinea con l’ovvietà, con la più evidente convenienza.

La spiritualità è vera quando non conviene. Perché la spiritualità vera non serve a niente e a nessuno e, soprattutto, non serve niente e nessuno. Allora ecco che, rispettata questa condizione di non funzionalità e di non convenienza nella più evidente e immediata percezione della vita, la spiritualità può dirsi vera: vera perché stra-ordinaria, perché non risponde a nessuna esigenza o necessità ordinaria né alle nostre valutazioni e ai nostri calcoli personali. Qual è la “convenienza evidente”? Facile dirlo: la sopravvivenza, l’appagamento, l’interesse, il successo, il possesso.

Soldi, Sesso e Successo, what else? Tutto questo prima di tutto in funzione personale (la mia sopravvivenza, il mio appagamento, il mio interesse, il mio vantaggio, il mio successo, ciò che io posseggo e difendo, il mio divertimento, il mio potere) e poi per la nostra ristretta cerchia: la famiglia, le amicizie (prima quelle selezionate in funzione dell’opportunità e della convenienza, si intende, poi vengono le altre, quelle per il proprio piacere, e comunque non usciamo dalla logica della convenienza), poi le conoscenze utili e gli altri, va bé... a un bel momento che se la vedano un po'... Benissimo. E' ovvio, naturale, niente di male: è la logica secondo un modello di vita, evidente, concreto. Anche l’amore è sempre più diventato tutto sommato un calcolo: quella persona la amo perché mi dà dei vantaggi, mi fa stare bene, mi dà sicurezza, è ricca, è bella quindi mi fa fare bella figura in pubblico, è simpatica quindi mi dà soddisfazione (e mi dà soddisfazione quindi mi è simpatica), ci faccio bene all’amore, mi fa godere. In fondo la logica è sempre (o sempre di più) quella della convenienza: la convenienza evidentemente legata al concetto di vita che oggi abbiamo, che è cosa molto misera, molto fisica, materica, sensoriale, ego-centrata. Primitiva direi.

Ecco, la spiritualità non ha nulla a che fare con questa logica. La spiritualità è profondamente “sconveniente”: non serve a niente e non serve niente. Non serve a nessuno e non serve nessuno. Non serve. Perché la spiritualità è libertà, è gratuità, è portarsi all’altro, è dovere, è trascendenza. E’ superamento della logica dell’animale, che cerca, che accumula, che vuole, che desidera, che lotta, che fugge, che attacca. E’ superamento della logica dell’uomo quando si intende come animale intellettuale il cui risultato è un essere fasullo, arrogante e distruttivo. Ego-centrato. Infantile. Incapace di verità. La spiritualità è verità e come tale non può diventare uno “strumento per”. E' gioco come quando eravamo bambini: il gioco non serviva per qualcosa, non c'era attaccamento, niente malizia, solo passione: si giocava e basta. Vi ricordate? Riesco a spiegarmi? La spiritualità è proprio come quel gioco, proprio come l’amore: perché la spiritualità è amore. Se segue la “convenienza”, il calcolo, il potere, le ovvie priorità della’uomo-bestia, è un gioco noioso, serioso, ansiogeno: non è spiritualità. E' un prodotto, un mezzo, qualcosa forse di bello e utile, ma non è spiritualità, non è ricerca interiore.

Non c’è una spiritualità vera e spiritualità fasulla: o è spiritualità o non lo è. Lo è proprio quando è la cosa più assurda, non ovvia ed evidentemente sconveniente cui si possa pensare. E' semplicemente una cosa bellissima. Insignificante e inutile. Quanto di più fondamentale serve oggi a tutti noi. Sapremo capirlo?

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