sabato 6 marzo 2010

La "Premessa" del mio ultimo libro...


La magia non esiste e neppure i suoi dei.

Non esistono angeli o demoni, messia o maestri, tecniche o miracoli, formule magiche o riti. Non ci sono guide o salvatori, che siano o meno terrestri, né chiese, grandi fratellanze occulte o Vaticani cosmici pronti a salvarci o a sottometterci (o entrambe le cose).

Non ne abbiamo mai avuto bisogno. Non ne abbiamo piú bisogno.

Non ci sono al di qua o al di lá, né piani astrali, né altro che non sia il frutto della nostra mente, delle nostre speranze e delle nostre paure.

Non c’é nulla da cui essere salvati. Non abbiamo creditori né giudici.

La domanda é dentro di noi e la risposta non é “lá fuori”.

Noi siamo il mistero. Siamo la serratura e la chiave.

Ermetismi? Meditazioni? Alchimie? Iniziazioni?

Simboli. Espedienti forse utili, ma ancora per poco. Surrogati della consapevolezza dietro ai quali ci siamo nascosti rincorrendo chimere e generando mostri. Lo strumento confuso con il fine.

Certo mi avrete forse giá sentito (e mi sentirete ancora) parlare di tutto questo e di molto altro ancora. Ebbene sono favole! Utili per quanto possono essere utili a noi, bambini della Coscienza. Ma, diversamente dalle favole normali, non servono per appisolarci (se per questo stiamo dormendo – non beatamente – da fin troppo tempo), ma per scuoterci, forse per stupirci e finalmente per darci la sveglia.

Giú la maschera: che gli antichi e i nuovi miti si dissolvano, che i fantasmi della mente svaniscano, che gli déi di ogni tempo evaporino.

Non ci servono poteri paranormali, attivazioni, benedizioni o illuminazioni: abbiamo giá (e siamo giá) tutto quello che ci serve (gratis).

Questa é la Nuova Era.

Detto questo, permettetemi di condividere alcune domande. Sí perché a me non interessa dare risposte e non interessa “trovare” soluzioni, bensí desidero non smettere mai di cercare, continuamente, con l’unica certezza che quando si presume, o si decide, di aver “trovato” si sono anche stabiliti i limiti della propria realtá e del proprio arbitrio.

É giusto che ognuno abbia la libertá di stabilire i confini della propria realtá, senza peró pretendere di stabilire i confini della realtá altrui.

A me piace navigare nelle contraddizioni, nei paradossi, confrontare le possibili vie a quesiti sempre nuovi, mantenendo il fuoco sul rapporto tra vita quotidiana, realtá interiore, esplorazione e spiritualitá. Praticamente, sinteticamente, onestamente e parlando chiaro.

In fondo siamo qui per unire gli opposti: spiritualizzare la materia, stabilizzare il cambiamento, ritrovare il sé negli altri, l’infinito in ogni parte, l’eternità in ogni istante, con la massima indifferenza ed il massimo coinvolgimento.

E ad ogni passo mi chiedo “... e quindi?”...

E quindi? E allora? Cosa mi cambia sapere questo? Come mi cambia il vivere questo? Come cambio io? Come cambia la mia vita? Il mio rapporto con le cose, con gli altri, con gli avvenimenti: come cambia? Come si rinnova?

Cosa significa questo? Cosa faccio quindi?

Con tutte le conferenze ascoltate, corsi fatti, libri letti, i viaggi, le esperienze, le scelte, le azioni compiute e quelle non compiute: che cosa ho imparato veramente? Ho migliorato veramente la mia vita? Ho migliorato veramente me stesso?

Sto vivendo davvero o sto facendo collezione di nozioni e di illusioni? Nutro me stesso oppure l’ingordo mio ego?

La mia vita é forse diventata un hobby cui mi dedico nei ritagli di tempo, preso come sono dalla famiglia, dal lavoro, dal mutuo da pagare, dalla fiction da non perdere, dall’ultimo libro sulla spiritualitá da comprare?

Magari, stanchi di veline e calciatori, sopraffatti dal teatrino politico, annoiati dalle tiritere dei preti, ci interessiamo di new-age, di esoterismo: qualche libro, qualche conferenza, l’ultimo corso alla moda, scoviamo le ultime novitá sulle solite piramidi e sull’ultimo ritrovamento “archeomisterioso”, un po’ di gossip sulla Maddalena, andiamo a vedere le ultime sparate sul web... sempre che non caschiamo nei troppo stretti abbracci di qualche scrupoloso “guru”.

Ma é sempre come se di fronte ad una porta ci limitassimo a descriverne l’intarsio, le decorazioni, la maniglia, i cardini... Certo forse cosí abbiamo almeno scoperto che si tratta di una porta... Quindi? Vogliamo continuare a parlare di quelli che tanto tempo fa l’hanno costruita ed attraversata? Dei perché e dei percome? O vogliamo parlare di noi? Vogliamo FARE noi, in prima persona? Vogliamo aprirla?

Abbiamo cosí capito che la realtá, questa realtá, non é tutta la realtá? Anzi, forse non é neppure realtá? Bene. E quindi?

Che partecipiamo di una origine e di una natura cosmica, spirituale e multidimensionale, eterna ed onnipresente? Bene. E poi?

Che tutto é Uno? Bello! E allora?

Io voglio tendere ai valori veri, quelli semplici, naturali, autentici, e scegliere un stile di vita, individuale e sociale, che mi permetta di migliorarmi; voglio ritrovare il contatto con la (mia) natura e le forze superiori dentro e fuori di me (che poi sono sempre dentro).

Forse la sintesi di millenni di religioni, miti, vie spirituali, culti, sette, messia, maestri, libri, riti, terapie, mistici e maghi, contattisti e profeti... é proprio questa.

Alla fine, non esiste nient’altro che se stessi.

Questo é il disincanto. Disincantarsi di fronte alle illusioni e re-incantarsi di fronte al vero mistero: noi stessi. Quello é il vero incanto.

Attenzione: non é retorica. Quella é davvero la matrice da trovare. Il Graal da riportare alla luce.

Quella porta é dentro di noi.


TRATTO DA "NIENT'ALTRO CHE SE STESSI - INCANTI E DISINCANTI DELLA NUOVA ERA" DI CARLO DOROFATTI (ED. NEXUS)


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